Martinsicuro e il suo passato

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La cittadina di Martinsicuro [1], pur essendo diventata comune autonomo soltanto nel 1963, vanta origini fino ad ora documentate risalenti alla media Età del Bronzo.

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ARCHEOLOGIA PROTOSTORICA
Saggi di scavo, condotti nei primi anni sessanta dall'Università di Pisa e ricognizioni effettuate negli anni 1979-81 dalla Cooperativa «Archeologia e Territorio», hanno permesso l’identificazione, sul complesso collinare soprastante il fiume Tronto (Colle di Marzio – S. Giovanni), di un ampio villaggio protostorico, avente un'estensione di alcune decine di ettari, e databile fra media Età del Bronzo e prima Età del Ferro (1600 – 700 a.C.). Si rinvennero: una capanna, abbondanti materiali fittili (terracotta), un frammento di ceramica daunia e tre forme di fusione, a testimonianza di una fiorente ed intensa attività metallurgica.
Dopo le ricognizioni del 1979-81, nel marzo del 2003 sono state effettuate delle indagini archeologiche in località Colle di Marzio [2], a seguito di una segnalazione fatta dall'Archeoclub di Martinsicuro che ha individuato una zona, posta sul versante nord del Colle, in cui emergevano grossi quantitativi di frammenti di ceramica e di ossa animali.
La Soprintendenza Archeologica per l'Abruzzo, nella persona dell'archeologo dott. Andrea R. Staffa, ha così deciso di effettuare dei saggi in corrispondenza delle aree in cui il terreno in superficie risultava essere di colore grigio-nerastro e molto ricco di materiali.
L'ipotesi più probabile era che queste aree corrispondessero a delle capanne che, essendo state intaccate profondamente dalle arature, avevano fatto emergere in superficie i loro materiali e il loro terreno antropico. Lo scavo di una di queste ha confermato l'ipotesi iniziale rivelando il suolo originale della capanna su cui sono state individuate numerose evidenze archeologiche come focolari e buche di palo.
Molto interessante è stato il rinvenimento di una piccola fornace, probabilmente per la ceramica, dalla caratteristica forma ad "8" in cui l’elemento maggiore è la camera di cottura e quella più piccola l'alloggiamento per il mantice.
Oltre alle strutture suddette è stata rinvenuta una notevolissima quantità di ceramica d'impasto liscia e decorata, alcuni oggetti in bronzo, tra cui una grossa fibula, ossa animali e conchiglie marine, utilizzate sia come cibo sia come elementi ornamentali data la presenza di fori passanti nelle valve.
La popolazione pre-indoeuropea che abitava il villaggio era di «cultura picena» e sopravvisse fino all'epoca classica, pur subendo l'invasione e la colonizzazione dei Liburni-Illirici prima e dei Picenti poi.

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I LIBURNI
Secondo Plinio il Vecchio (I sec. d.C.), fu il misterioso popolo dei Liburni a fondare Truentum. Oggi, però, dopo gli scavi sul Colle di Marzio, sappiamo che quando queste genti illiriche approdarono sulle nostre coste, circa nell'VIII secolo a.C., il villaggio dell'Età del Ferro era ancora abitato.
Poiché dalla fine del VI secolo a.C. in poi non si rinvengono più testimonianze archeologiche sul Colle di Marzio, è ipotizzabile uno slittamento dell'insediamento di V-IV secolo a.C. alla base della collina, e cioè sempre più verso est, in una marcia che lo porterà ad avvicinarsi progressivamente alla costa.
I Liburni giunsero dall'Asia sulle coste orientali dell'Adriatico (Dalmazia), intorno al X-IX secolo a.C.. Celebri per la velocità delle loro navi ("Liburne" [3]), sbarcarono alla foce del Tronto e colonizzarono le nostre coste instaurando fiorenti scambi commerciali con l’intero Piceno.
Secondo lo storico locale Nemesio Ricci l'ètimo di Truentum è il verbo greco «truo», che significa "penetro", "entro". Quindi il nome di Truentum, comune sia al fiume che alla città, "mostra che i Liburni colle loro navi approdarono nelle nostre spiagge sull'imboccatura del fiume, a cui diedero tal nome, quasi per alludere al fiume che dette loro il varco in Italia, e Truento dovean pur chiamare la Città, per dinotare la prima sede della Colonia".

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I PICENTES
Attirati dalla sua posizione strategica (fiume navigabile), Truentum fu colonizzata da un altro popolo, questa volta di stirpe italica: i Picenti (Picentes).
Gli Italici erano popolazioni indoeuropee stanziatesi in Italia in età preromana (secc. VIII-IV a.C.); furono sempre disuniti, e in ogni zona da loro occupata assunsero identità e nomi diversi.
Le fonti letterarie attribuiscono ai Picentes un'origine sabina: a seguito di una primavera sacra (ver sacrum), un gruppo di giovani si sarebbe allontanato dalla Sabina, loro sede d'origine, spingendosi verso nord-est in direzione di Ascoli, guidati da un picchio (picus), uccello sacro a Marte, posatosi sul loro vessillo durante la marcia e dal quale derivarono il nome.
All'inizio del III secolo a.C. i Picentes si allearono con i Romani, i quali, con la vittoria della battaglia di Sentino, nei pressi di Camerino, avviarono definitivamente il processo di unificazione dei popoli italici.
Il Piceno [4], che nella divisione augustea dell'Italia formò la V Regio, era delimitato dall'Appennino, dall'Adriatico, dalla foce del fiume Esino a nord e dalla foce del fiume Saline a sud, ed era suddiviso in Ager Picenus, a settentrione, e Ager Praetuttianus a meridione.


ARCHEOLOGIA ROMANA E MEDIEVALE
Grazie ad una lunga serie di saggi di scavo (1991–'95), condotti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e diretti dal dott. Staffa, si è potuto finalmente appurare con certezza che Truentum-Castrum Truentinum [5] era situato sulla sponda destra del fiume e non sulla sinistra come alcuni studiosi dal 1700 in poi asserivano. Gli scavi hanno portato alla luce strutture murarie e resti del quartiere commerciale e residenziale dell'insediamento, abitato tra IV sec. a.C. e VI sec. d.C., nonché una strada basolata [6] di età imperiale in ottimo stato di conservazione ed un grande edificio pubblico (macellum [7]).

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A conferma dell'importanza di Truentum c'è da aggiungere che fu anche sede vescovile con Vitale, ambasciatore a Costantinopoli di papa Felice III nel 483–'84.
Ospitò inoltre manifatture di tessuti tinti di porpora, come documentano due importanti iscrizioni funerarie rinvenute nell'ager truentino, e fu superata, nel numero di operai e nella qualità del prodotto, soltanto dalle fabbriche di Ancona.
Nel Tardo Antico (secc. IV-VI) l'abitato, devastato durante la Guerra Gotica, subì l'occupazione longobarda.
L'antico quartiere urbano fu abbandonato all'inizio del VII secolo, ma l'insediamento continuò a sopravvivere, in periodo altomedievale e medievale, nella fascia pedecollinare compresa tra il Tronto e il sito del successivo Torrione di Carlo V, col nome di Turris ad Trunctum ossia Torre a Tronto. Il definitivo abbandono si ebbe fra XIV e XV secolo.
Il fenomeno insediativo stabile riprenderà soltanto all'inizio del XIX secolo, concentrato in alcune case ed una chiesetta (Madonna della Consolazione) site in località Case Feriozzi, oggi via Po.

Pasquale Tucci

Per approfondire: